In questo articolo intendo mostrare come la fisica sia in grado di dare risposte alle seguenti domande inerenti l’evoluzione e la diffusione di Covid -19:
- La diffusione è la stessa in tutte le zone del mondo ?
- La diffusione cambia nelle varie stagioni dell’anno ?
Prima di rispondere a queste domande occorre dire qualcosa sui raggi ultravioletti.
Si tratta di onde elettromagnetiche aventi lunghezza d’onda in una banda compresa fra la luce visibile e i raggi X.

Il grafico sopra riportato mostra lo spettro solare e, in particolare, l’area a sinistra del visibile rappresenta i raggi ultravioletti. Il grafico indica che, più è piccolo lo strato di atmosfera sopra la nostra testa, maggiore è la radiazione: in particolare quella visibile, ma anche quelle infrarossa e ultravioletta. Questo perché l’atmosfera ha un effetto assorbente che mitiga la radiazione che incide sulla crosta terrestre.
Vediamo quali sono le zone della terra dove lo spessore atmosferico è più basso. Sicuramente più saliamo di quota e meno atmosfera ci ritroviamo sopra la nostra testa quindi, ad esempio, chi è in volo a 8.000 m.s.l.m. oppure chi si trova sulla cima dell’Everest si ritroverà uno strato atmosferico sovrastante assai inferiore a chi si trova a livello del mare. Inoltre, tenendo conto che l’atmosfera terrestre ha una forma ellissoidale, più schiacciata ai poli e più spessa all’equatore, chi si trova ai poli avrà uno strato atmosferico sovrastante minimo mentre chi si trova all’equatore lo avrà massimo.

La figura sopra riportata mostra però, che lo strato di atmosfera attraversato dalla radiazione solare dipende anche dall’inclinazione dell’asse terrestre e dall’angolo di incidenza della radiazione solare.
L’inclinazione dell’asse terrestre fa sì che lo strato atmosferico passi nell’arco delle ventiquattro ore da un valore minimo ad un valore massimo. L’angolo di incidenza della radiazione solare cambia invece nell’arco dell’anno assumendo valori massimi e minimi ai solstizi e agli equinozi, ma è diverso anche per i due emisferi terrestri nel senso che quando è massimo nell’emisfero boreale diventa minimo in quello australe e viceversa.
Queste considerazioni ci portano a concludere che sicuramente la radiazione solare, e in particolare quella ultravioletta, sono diverse nelle varie zone della crosta terrestre e cambiano di ora in ora e di giorno in giorno. Ecco ad esempio un grafico pubblicato da “3Bmeteo” che mostra la variazione annuale di radiazione ultravioletta a Roma.

Ma che c’entrano i raggi ultravioletti col Covid-19 ?
I virus, rispetto agli esseri viventi complessi vengono annientati dai raggi UV. Ad esempio l’uomo viene colpito solo a livello epidermico e comunque, la produzione di melanina costituisce una valida protezione per la pelle contro gli UV; nonostante ciò, l’abuso di esposizione al sole, può comunque essere nocivo per la pelle portando a volte anche a evoluzioni tumorali epidermiche.
Ben diverso è il discorso per i virus. Ad esempio, gli UV emessi dalle lampade ai vapori di mercurio con lunghezza d’onda pari a 254 nm sono in grado di distruggere i legami molecolari del DNA dei microrganismi, producendo dimeri di timina nel loro DNA e distruggendoli, rendendoli innocui o impedendo la loro crescita e riproduzione.
Guardando al grafico sopra riportato possiamo constatare che a Roma a giugno la radiazione UV in grado di colpire il coronavirus è ben quattro volte superiore rispetto a quella relativa al mese di febbraio.
Non vi è dubbio che, come tutti gli organismi viventi, anche i virus siano soggetti a continui mutamenti genetici anzi, trattandosi di organismi così semplici, tali mutamenti generano in essi cambiamenti macroscopici e veloci rispetto ai cambiamenti impercettibili e lenti afferenti agli organismi viventi complessi. E gli UV sono proprio fra i maggiori responsabili di queste mutazioni genetiche.
Ciò che mi è difficile credere è che fra i miliardi di miliardi di possibili mutazioni, avvenga proprio esattamente quella che rende i virus meno aggressivi; non solo, ma miliardi di miliardi di virus subiscono esattamente e contemporaneamente proprio questo tipo di mutazione.
Preferisco più semplicemente credere che se a giugno i virus vengono irradiati con gli UV quattro volte di più che a febbraio, risultino quattro volte meno numerosi e dunque per questo e solo per questo meno virulenti.
Torino 2 giugno 2020
Gianfranco Pellegrini