Trasmissione del coronavirus per teletrasporto

Circa dieci anni fa il grande virologo francese Luc Montagnier(1), scopritore nel 1983 dell’HIV e premio nobel per la medicina nel 2008, ha scoperto che il DNA disciolto in acqua fortemente diluita e microfiltrata emette segnali elettromagnetici a bassa e bassissima frequenza.

L’esperimento che mi accingo a citare dimostra che il DNA può essere trasferito via “etere” tramite segnali elettromagnetici. Esempi quotidiani di trasferimento di informazione sono le immagini e i suoni trasmessi da emittenti radiotelevisive e ascoltate e viste dai nostri ricevitori (radio e televisori), oppure i dati trasmessi un computer via internet e ricevuti da un altro computer distante migliaia di km, o ancora i segnali emessi da una stella distante anni luce e ricevuti dai nostri radiotelescopi sulla terra. La differenza fra questi vari tipi di onde elettromagnetiche è tutta e solo sulla frequenza o, se preferiamo, sulla lunghezza d’onda(2). Esiste un ampio “range” di frequenze suddiviso in “bande” che individua le varie tipologie di onda elettromagnetica; si parte dai cosiddetti “raggi gamma” a frequenze elevatissime fino alle basse frequenze delle onde radio(3).

Ebbene, Montagnier ha scoperto che il DNA emette onde radio a frequenza ultra-bassa compresa fra (500 Hz – 3000 Hz) chiamate ULF (Ultra Low Frequency) e tipicamente utilizzate per le comunicazioni all’interno delle miniere. Affinchè diventi emissivo il DNA ha bisogno di non essere disturbato da onde elettromagnetiche perturbanti e di essere eccitato con un campo elettromagnetico di frequenza estremamente bassa pari a 7,83 Hz(4), in grado di metterlo in risonanza (Risonanza di Schumann).  

Per il suo esperimento Montagnier ha utilizzato due diverse provette:

  1. la prima contenente un frammento di DNA in acqua sottoposta a numerosi cicli di diluizione-succussione nonché a microfiltrazione
  2. la seconda contenente acqua distillata

Dopo 18 ore entrambe le provette emettevano onde elettromagnetiche e dopo 20 ore, anche l’acqua distillata conteneva il frammento di DNA identico a quello della prima provetta.

La conclusione tratta da Montagnier è stata che il frammento di DNA è stato trasferito da una provetta all’altra tramite le onde elettromagnetiche ULF. Per verificare se questa ipotesi era vera, ha registrato nel suo laboratorio in Francia il segnale elettromagnetico prodotto da una provetta contenente il frammento di DNA e la ha trasmessa al prof. Vitiello(5) in un laboratorio di Benevento. Il prof. Vitiello ha indirizzato questo segnale su una provetta piena d’acqua distillata e dopo aver atteso alcune ore, nell’acqua distillata si è ricostruito esattamente lo stesso frammento di DNA presente nella provetta francese di Montagnier(6).     

Al fine di garantire il sacrosanto principio galileiano della replicabilità l’esperimento è stato ripetuto per ben 12 volte ottenendo sempre gli stessi risultati.

Questo esperimento, pur essendo così eclatante, e nonostante sia garantito da un premio nobel del calibro di Montagnier, purtroppo non è conosciuto dal grande pubblico. A mio avviso il motivi sono molteplici. Innazitutto il fatto che l’esperimento richieda acqua ultra diluita e assoggettata a ripetuta succussione, ossia la stessa acqua necessaria all’ottenimento dei prodotti omeopatici;  ciò non aiuta di certo in quanto i prodotti omeopatici, come noto, non sono approvati dalla comunità scientifica internazionale. Personalmente anch’io sono scettico sull’efficacia dei prodotti omeopatici, ma fatico a capire la connessione fra l’esperimento di Montagnier ed i prodotti omeopatici.

Un secondo motivo che ha contribuito a non dare troppa enfasi a questo esperimento è che Montagnier è stato artatamente preso ad esempio da tutti i pseudo-scienziati che si rifiutano di accettare i severi controlli di veridicità da parte della comunità scientifica e pretendono di accreditare i loro risultati senza sottoporli prima alla verifica da parte della comunità scientifica o, ancor peggio pretendono l’accettazione di esperimenti non ripetibili. Tali sedicenti scienziati, per  giustificare la non ripetibilità adducono varie giustificazioni come ad esempio gli studi svolti nel secolo scorso dal grande chimico fiorentino Giorgio Piccardi(7) che, dopo più di venti anni di sperimentazione ha dimostrato che la precipitazione dell’ossicloruro di bismuto è apparentemente non ripetibile perché risente di fenomeni cosmici come le macchie solari, le eclissi, l’attività magnetica del sole, la diversa velocità della terra attorno al sole, ecc. Ma anche in questo caso mi permetto di osservare: cosa c’entra Montagnier con tali sedicenti scienziati ?  

Un altro motivo per cui questo esperimento non ha avuto la fama che meriterebbe è, anche a mio avviso dovuto al fatto che si tratta di un esperimento che riguarda l’acqua e, come sostiene il Prof. G. H. Pollack(8): “Gli scienziati stanno lontani dall’acqua ….. Questa sostanza sembra avere acquisito un carattere quasi mistico ….. Questo alone mistico rende la ricerca sull’acqua una faccenda potenzialmente rischiosa; …. La seconda cosa che ha indotto gli scienziati a rifuggire dall’acqua è legata a due incidenti sociopolitici ….. il cosiddetto disastro della poliwater(9) ……  e il cosiddetto incidente della memoria dell’acqua(10)”.

In ogni caso, a me questo esperimento sembra stupefacente e dimostra che fra non tanto la tecnologia ci consentirà teletrasportare la sostanza vivente, cioè di trasferirla esattamente come ora facciamo con le immagini e i suoni dei nostri televisori. Presto potrebbe accadere che il Coronavirus non si trasferisca solo per contagio ma anche per teletrasporto!!

Torino   5 Aprile 2020

Gianfranco Pellegrini

NOTE

  1. Luc Montagner è un famosissimo virologo francese professore all’Istituto Pasteur di Parigi, e attualmente presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell’AIDS. E’ stato fortemente criticato dalla comunità scientifica internazionale per il suo impegno negli studi sulla omeopatia. Ecco forse il motivo per il quale è passata quasi inosservata la pubblicazione nel 2011 nel “Journal of Physics” dell’articolo intitolato: “DNA waves and water” oggetto di questo articolo.
  2. Per le onde elettromagnetiche vale la seguente relazione fra frequenza “f” e lunghezza d’onda λ: f=c/ λ dove c è la velocità della luce ed è costante quindi, ad una determinata frequenza corrisponde una ben precisa lunghezza d’onda e viceversa; ecco perché parlando di onde elettromagnetiche è indifferente caratterizzarle mediante la lunghezza d’onda o tramite la frequenza.
  3. Lo spettro elettromagnetico è suddiviso nelle seguenti bande: raggi gamma (≥ 3·1018 Hz), raggi X (3·1016 – 3·1018), raggi ultravioletti (7,49·1012 – 3·1016), banda del visibile (4,28·1012 – 7,49·1012), raggi infrarossi (3·1011 – 4,28·1012), microonde (2,5·108 – 3·1011), alle onde radio (≤ 2,5·108).
  4. Questa frequenza fa parte delle onde radio di tipo ELF (Extremely Low Frequency) tipicamente utilizzate nella comunicazione radio con i sottomarini, per la ispezione delle tubazioni e per lo studio del campo magnetico terrestre.
  5. Giuseppe Vitiello è ordinario di Fisica Teorica all’Università di Salerno, si occupa di fisica delle particelle elementari applicate ai sistemi biologici, alle neuroscienze e al cervello. Collabora col Prof. Montagnier nella ricerca sul DNA di virus e batteri e con Walter J. Freemann, professore all’Università di Berkley (CA) nella ricerca sulle neuroscienze. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni fra cui, assieme a M. Blasone e P. Jizba il libro “Quantum Field Theory and its macroscopics manifestations”.  
  6. Per individuare i frammenti di DNA entrambe le provette – quella a Parigi e quella a Benevento, sono state entrambe sottoposte al medesimo trattamento di routine tipico per ricostruire tracce di DNA, ossia l’utilizzo di enzimi e basi azotate e innescando una reazione a catena cosiddetta PCR (polimerasi).
  7. Giorgio Piccardi (1895 – 1972) è stato un grande chimico, è stato direttore dell’Istituto di Chimica Fisica di Firenze dal 1947 al 1965. E’ diventato famoso per l’influenza dei fenomeni cosmici sui risultati sperimentali; famosi anche i suoi studi sull’attivazione dell’acqua poi ripresi da Capel-Boute e quelli sulla viscosità e sulla tensione superficiale dell’acqua attivata.
  8. Gerard H. Pollack è il fondatore della rivista “Water”. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali fra i quali,  vincitore del “Prigogine Medal” per i suoi studi sulla termodinamica dei sistemi dissipativi, Laurea Honoris Causa all’università russa di Ekaterinburg, Professore onorario dell’Accademia delle Scienze russa, ecc. Dirige il Pollack laboratory all’Università di Washington. Il riferimento soprariportato è tratto dal suo libro più famoso: Gerald H. Pollack – La quarta fase dell’acqua – 1a ed. italiana – Sapio – luglio 2018”.
  9. L’affaire “Poliwater” risale al 1957 quando il chimico russo Nikolay Fedyakin riuscì ad incuriosire Boris Derjaguin, il più grande chimico fisico all’epoca in Unione sovietica che mise in piedi un gruppo di ricerca che scoprì l’esistenza di una quarta fase dell’acqua. Complice anche la guerra fredda molto intensa in quegli anni, Derjaguin fu demolito dalla stampa internazionale tanto da costringerlo ad ammettere che gli esperimenti da lui fatti risentivano del fatto che l’acqua utilizzata era impura e dunque i risultati non erano da considerarsi attendibili. Gli studi sulla quarta fase dell’acqua sono poi stati ripresi da Gerald H. Pollack con sviluppi interessantissimi di cui parlerò diffusamente in articoli successivi.
  10. Il termine “memoria dell’acqua” è stato coniato dall’immunologo francese Jacques Benveniste (1935 – 2004) direttore di ricerca dell’INSERM (Institut National de la Santè et de la Recherche Médicale) di Parigi e capo dell’unità di immunologia. E’ diventato tristemente famoso per una ricerca sulla “memoria dell’acqua”. Il direttore della rivista “Nature” mise in piedi una commissione scientifica che riscontrò una manipolazione dei risultati da parte di Benveniste. Si scoprì successivamente un conflitto di interessi fra Benveniste e l’industria francese di prodotti omeopatici. Questo scandalo contribuì non poco ad affossare la ricerca sull’acqua.   

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