De Aqua (versione in italiano)

Per riuscire a comprendere gli attuali studi sul ruolo primario dell’acqua e sulla sua importanza per la vita è fondamentale adottare un approccio olistico. Attualmente la scienza sta affrontando lo studio dell’acqua mettendo insieme elettrodinamica quantistica, biologia, chimica fisica, biochimica, microbiologia e ciò sta consentendo di scoprire nuove frontiere finora inesplorate. 

Dopo aver affrontato alcuni aspetti fisici e chimico-fisici, iniziamo ora un approfondimento con approccio olistico.

Mi sembra importante cominciare con un po’ di storia.

Per Leonardo da Vinci l’acqua è la forza motrice della natura; più in generale, l’acqua ha un’importanza fondamentale in tutto il progresso dell’uomo. L’irrigazione e l’invenzione dell’agricoltura, la ruota idraulica e la lavorazione dei metalli, il mare e l’arte della navigazione e, più in generale, quasi ogni grande svolta nella storia dell’umanità ha avuto l’acqua come protagonista.

Gli egizi conoscevano molto bene l’acqua (Amenem-et nel 1800 A.C. fece sbarramento con dighe di un lago intero); in 3 millenni hanno fatto dighe, canali, bacini, chiaviche che rimasero in funzione fino ai tempi di Cleopatra. In alcune piramidi sono stati ritrovati componenti come tappi, anelli, giunti a bicchiere, tubi in rame, ecc. Gli Egizi avevano grandi capacità nell’individuare le falde sotterranee. Il famoso “pozzo di Giuseppe” (3000 a.c.) vicino alla piramide di Ghizeh è profondo 90 m.

I Cretesi erano famosi per la grandiosità degli impianti. Tra il 3000 e il 1500 A.C. realizzavano sofisticati sistemi di trattamento delle acque reflue. Dopo essersi ristorati alla locanda, i cittadini minoici si preparavano ad entrare nella reggia, nei pressi della quale, per chi veniva da lontano per conferire a corte, c’era una pubblica locanda, alla quale si poteva accedere solo dopo aver sostato in un’ampia stanza adibita a pediluvio conviviale.

La popolazione della civiltà ricca e fiorente di Olinto (348 A.C.) amava concedersi il lusso delle grandi e piccole cose, tra le quali, ad esempio la vasca da bagno, ignorando che era stata inventata 1000 anni prima a Creta.

All’epoca di Ippocrate (400 A.C.) in ogni palestra c’erano le docce (fredde, naturalmente), nelle residenze c’erano le tazze e le latrine e gli impianti di approvvigionamento idrico erano di grande valore. Ippocrate ha indicato precisamente come dovevano essere fatti i sistemi a doccia dove l’acqua sgorgava da mascheroni montati su colonne situate tutto attorno.

Esiodo condannò l’uso dell’acqua calda perché effeminato.

Sulla base delle testimonianze di Diodoro Siculo e di Ateneo la còclea (detta per l’appunto vite di Archimede) è un dispositivo elementare usato per sollevare liquidi (o anche materiale sabbioso, ghiaioso, o frantumato); oggi viene anche utilizzata per produrre energia elettrica. Recenti studi indicano però che essa potrebbe essere addirittura molto anteriore ad Archimede in quanto utilizzata per irrigare i giardini pensili di Babilonia. Archimede, durante la sua permanenza ad Alessandria d’Egitto per motivi di studio, avrebbe così importato in Italia lo strumento già conosciuto in area medio-orientale; la testimonianza di Ateneo potrebbe supportare questa ipotesi.

Anche a Gerusalemme vennero realizzate importanti opere idrauliche. Nell’VIII sec. A.C. Ezechìa realizzò due gallerie di cui una è un esempio di ingegneria fra i più arditi dell’antichità: attraversa la montagna da parte a parte e, a metà percorso c’è scritto in ebraico il giorno in cui gli spaccapietre si incontrarono. A Gerusalemme c’è uno scavo con scala a chiocciola ed un tunnel che consentivano l’accesso ad una grotta sotterranea  naturale fuori le mura dove c’era e c’è ancora l’acqua che sgorga. Queste precauzioni servivano durante gli assedi; la necessità di acqua “pura” li costringeva  a realizzare due impianti separati. Erode il Grande realizzò un’impresa idraulica sbalorditiva costituita da complessi canali sotterranei ed enormi bacini e cisterne. Inoltre fece costruire altre cisterne esterne riempite giornalmente da migliaia di schiavi e animali da soma. C’era inoltre un importante stabilimento termale esattamente come quelli romani.

Il “Civis romanus” dopo una partitella a pallacorda nello sphaeristerium, accedeva accaldato al “tepidarium” dove sudava vestito; poi entrava nello “apodysterium” e, nudo, veniva massaggiato dai servi con i suoi oli ed unguenti. Se sudicio veniva lavato e raschiato. Dopo il bagno raggiungeva il “calidarium” dove sudava e conversava. Un’ulteriore sudata al “laconicum” (torrido perché sopra lo “hypocaustum”) dove veniva lavato con brocche di acqua riciclata calda, tiepida e fredda. Poi veniva raschiato con lo “strigilis” e infine sciacquato con una soffice spugna. Infine massaggio con olio profumato, eventuale bagno freddo nel “frigidarium” e chiacchierata con gli amici fino al tramonto.

“… La causa di ciò è da attribuire alla disonestà dei fontanieri, che ho scoperto derivare acqua dai bacini per usi privati. Ma anche un gran numero di proprietari terrieri nei cui campi corre l’acquedotto perfora le condutture, per cui avviene che gli acquedotti rallentano la loro corsa a vantaggio dei privati o per irrigare i giardini. Su trasgressioni di questo genere non si saprebbe dire di più o di meglio di quanto ha esposto Celio Rufo nel suo discorso …” “…. Per questo si è stabilito di separare tutti gli acquedotti e riclassificarli singolarmente, in modo che prima di tutto l’Acqua Marcia per intero fosse utilizzata per uso potabile, gli altri, secondo la specifica qualità fossero assegnati agli usi loro adatti. L’Anio Vetus, per vari motivi e dato che è captato più in basso ed è meno limpido, servisse per irrigare i giardini e per gli usi più modesti della città……”

“De aquaeductu urbis Romae” (Sesto Giulio Frontino)(1)

Vitruvio(2) nel libro ottavo di De Architectura riporta:

“Uno dei sette sapienti, Talete di Mileto, indicò nell’acqua il principio di ogni cosa ….

… Quelli che esercitano la dignità sacerdotale secondo il rito egizio danno una dimostrazione del fatto che a fondamento di ogni cosa c’è la forza dell’elemento acqua. E’ per questo che, quando in una brocca l’acqua viene portata nel recinto sacro e nel tempio con sacrale venerazione, allora essi si prostrano a terra e sollevando le mani al cielo rendono grazie alla generosità divina per questa invenzione……

…..Nessuno dei soffitti a volta che si trovano nelle stanze per il bagno può avere sopra di sé una fonte, ma la superficie concava della volta, che là è surriscaldata dal vapore infocato proveniente dalle stanze calde, attira l’acqua del pavimento, la trasporta con sé nelle curvature delle stanze e la trattiene in virtù del fatto che il vapore caldo si spinge sempre verso l’alto…… 

……Esistono alcune vene acide di sorgente …. che hanno il potere, se bevute, di dissolvere i calcoli che nel corpo umano si formano nella vescica…..

…..In Italia e nelle Alpi, nel paese dei Meduli, esiste un tipo d’acqua che fa gonfiare la gola a coloro che la bevono”.

Il Medioevo non ha reso onore all’acqua e proprio per questo fu caratterizzato da secoli puzzolenti, famigerati per le numerose malattie contagiose, epidemiche e virulente per le piaghe immonde, le invasioni di pulci, mosche e ratti, inondazioni di escrementi, rifiuti, sporcizie d’ogni genere, da acque stagnanti e contaminate da qualsivoglia tipo di morbo. Tuttavia, conventi e abbazie erano dotati di impianti di approvvigionamento idrico e di scarico. Si tramanda che un monaco dai bollenti spiriti, ad esempio, poteva essere punito con un bagno gelato, oppure sedere di propria volontà con le terga in una tinozza colma d’acqua fredda. Il bagno era previsto non più di 3 – 4 volte l’anno. Agli infermi era consentito qualche bagno in più. Il non utilizzo dell’acqua e degli impianti ha portato malattie, invasioni di insetti e di ratti che arrivavano a ondate. Panico, morte e disperazione furono il pane quotidiano soprattutto del volgo ignorante. L’unica via era la fuga caricandosi a spalle i cadaveri dei figli morti per gettarli in fosse comuni a cielo aperto dalle quali emanava un fetore talmente insopportabile da impedire alla gente di avvicinarsi. Purtuttavia i primi gabinetti (fino al secolo scorso si chiamavano ancora ritirate) sono proprio di quest’epoca.

I bagni turchi, soprattutto nella licenziosa Costantinopoli, divennero centri di attrazione in cui splendide fanciulle danzavano piacevolmente nude in giochi d’acqua che preludevano a incontri libertini…. infatti successivamente si trasformarono in bordelli.

Nel 1527, a causa del sacco di Roma, Clemente VII giunse a Orvieto. Temendo di restare senz’acqua fece realizzare un pozzo di 61 m e largo più di 13 m. A memoria di quello più celebre (ma più piccolo) che si trova nella cattedrale di Dublino, fu chiamato pozzo di San Patrizio. Su questo pozzo c’è l’iscrizione: “Quod natura movimento inviderat, industria adiecit” (laddove la natura è carente, occorre l’intervento dell’impiantista).

Questo periodo fu fertilissimo di invenzioni di macchine di ogni tipo fra cui molte adatte allo sfruttamento dell’energia idraulica ed eolica come forza motrice.

In questo periodo compaiono i primi lavabi e le prime vasche da bagno di lusso (comode), mentre c’è stata un’avversione nei confronti del bidè che tuttora permane in larghe frange dei popoli anglofoni.

A mio avviso il più bel monumento che l’uomo ha dedicato all’acqua è Villa d’Este a Tivoli (Italia)(3)  

“… dovunque tu volga il guardo ne zampillano polle in sì varie maniere e con tale splendidezza di disegno, da non esservi luogo su tutta la terra che in tal genere non sia di gran lunga inferiore…” (4)

Gianfranco Pellegrini

Torino, 10 marzo 2019

Note

(1) Sesto Giulio Frontino è nato attorno al 40 D.C. in Gallia Narbonense. Il suo cursus honorum è caratteristico di un pre-eminente esponente dell’oligarchia senatoriale, e ciò confermerebbe la sua parentela con il cavaliere Aulo Giulio Frontino, che sposò Cornelia Africana, l’unica figlia di Publio Cornelio Scipione. Dopo una lunga carriera in cui fu “prector urbanus”, console “sufectus”, governatore, ma soprattutto “praefectus fabrum” (comandante del genio militare), nel 97 a.C., sotto limperatore Nerva divenne “curator aquarum” a Roma(sovrintendente degli acquedotti di Roma). Scrisse due libri: “De aquaeductu urbis Romae”, “Stratagemata” (commentario quest’ultimo di “De re militari”). In particolare, nel libro “De aquaeductu urbis Romae”, Frontino descrive dettagliatamente la grave situazione della distribuzione dell’acqua a Roma prima del suo mandato nonchè tutti gli interventi da lui attuati per risolvere tutti i problemi. In tale occasione ha inventato i calibri e il pollice (inch). Per impedire il furto di acqua, fece costruire dei calibri in bronzo con stampigliato lo stemma dell’imperatore (di diversi diametri misurati in frazioni della misura del pollice del suo imperatore Nerva); dopo circa 50 anni i furti dell’acqua ripresero perché cominciarono a costruire calibri clandestini con stampigliati stemmi dell’imperatore falsificati (da allora sembra non sia cambiato proprio nulla). Comunque all’epoca di Frontino Roma richiedeva tantissima acqua perché, oltre a terme, fontane, latrine ecc. sempre più ville patrizie erano dotate di piscina; nonostante il sistema di adduzione di acqua a Roma fosse imponente, i furti d’acqua ed un sistema distributivo disordinato e irrazionale cominciava a rendere insufficiente l’acqua a Roma. Ecco che per sistemare le cose si rese necessario l’intervento di un grande geniere come Vitruvio che, avendo dimostrato la sua perizia in ambito militare, sicuramente avrebbe risolto anche il problema dell’acqua a Roma. La scelta fu azzeccatissima perché in effetti risolse tutti i problemi in modo mirabile e, ancor oggi rimangono i segni dell’intervento di Vitruvio.           

(2) Marco Vitruvio Pollione (in latino: Marcus Vitruviius Pollio, circa 80 aC – circa 15 aC circa) era un architetto e scrittore romano, attivo nella seconda metà del I secolo aC, è considerato il più famoso teorico dell’architettura di tutti tempi.

(3) La Villa d’Este a Tivoli è un capolavoro del Rinascimento italiano ed è elencata nella lista UNESCO dei siti del patrimonio mondiale. https://www.youtube.com/watch?v=iAItDwPJY5g

(4) Lettera di Uberto Foglietta a Flavio Orsino, 1569.

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